TERAPIA CHIRURGICA
a. TURP (resezione endoscopica della prostata): rappresenta il gold standard attuale del trattamento. Consiste nell’ asportazione transuretrale della porzione ingrossata ed ostruente (adenoma) della ghiandola. Può essere realizzata utilizzando una tecnologia “monopolare” o “bipolare”, quest’ ultima presenta vantaggi in termini di coagulazione (emostasi) e rischio di complicanze specifiche (evita la possibilità che si verifichi la “TUR syndrome”).
b. TUIP (incisione endoscopica della prostata): consiste in un’ incisione (unica o duplice) della regione del collo vescicale condotta all’ interno della prostata, senza asportazione di tessuto. Viene riservata ai casi di ostruzione in presenza di ridotta volumetria prostatica (inferiore a 30 ml) senza lobo medio, o qualora sia ricercata la conservazione dell’ ejaculazione anterograda.
c. ADENOMECTOMIA A CIELO APERTO: comporta l’ asportazione dell’ adenoma per via transvescicale o retropubica. Attualmente trova indicazione in caso di volumetria prostatica superiore a 80 ml, oppure quando concomitino significativa calcolosi associata o sia indicata la consensuale rimozione di un diverticolo (estroflessione mucosa attraverso la parete vescicale in conseguenza dell’ ostruzione cervicouretrale).
d. TRATTAMENTO LASER: può consistere nella “vaporizzazione” o nella “enucleazione” del tessuto adenomatoso; quest’ ultima trova indicazione massima nelle ghiandole di marcata volumetria. Sono comunemente disponibili tre tipi di laser: OLMIO, KTP, TULLIO. Queste metodiche comportano vari vantaggi: minor rischio di sanguinamento (specie nei pazienti con disordini emocoagulativi), precoce rimozione post-operatoria del catetere vescicale con riduzione della degenza ospedaliera, rapido miglioramento della dinamica minzionale. Va segnalata la possibilità di registrare sintomatologia irritativa post-intervento per un periodo più lungo rispetto alla TURP. Inoltre, in caso di vaporizzazione, non è possibile eseguire un esame istologico.