TRATTAMENTI MININVASIVI
a. STENT INTRAURETRALE: si tratta di un’ endoprotesi biocompatibile che viene endoscopicamente inserita all’ interno dell’ uretra prostatica per mantenerla pervia. Può rappresentare la soluzione alternativa ad un catetere vescicale a permanenza nei soggetti ad alto rischio chirurgico. La manovra può essere eseguita in anestesia locale o locoregionale e non richiede permanenza in ospedale. Sussiste il rischio di incrostazioni e/o dislocazione dell’ endoprotesi. Il risultato funzionale non è comunque garantito. Mancando evidenze scientifiche a supporto nelle linee guida se ne consiglia l’ utilizzo in casi altamente selezionati.
b. Transurethral needle ablation (TUNA): consiste in una procedura endoscopica che prevede un trattamento del tessuto con radiofrequenza per sfruttare l’ azione del calore al fine di ridurre l’ ostruzione: trova indicazione nei casi di medio ingrossamento della prostata (volume tra 30 e 80 ml circa), in soggetti con comorbidità o che rifiutino i trattamenti standard. Richiede anestesia ma non la permanenza in ospedale. Tra i suoi limiti si segnalano la necessità di mantenere il catetere vescicale a domicilio per qualche giorno, il lento miglioramento post-trattamento della sintomatologia e del flusso urinario, la possibile necessità di reintervento a distanza.
c. Transurethral microwave therapy (TUMT): come la precedente, ricerca una necrosi coagulativa dell’ adenoma, in questo caso utilizzando l’ erogazione di “microonde” rilasciate da un’ antenna posizionata nell’ uretra prostatica. Le indicazioni sono le stesse della TUNA. Tra i vantaggi la possibilità di ricorrere anche alla sola anestesia locale; i limiti sono all’ incirca gli stessi della TUNA.
d. PROSTATIC URETHRAL LIFT (PUL): questo nuovo approccio endoscopico comporta la separazione dei lobi prostatici ostruenti mediante piccoli impianti (Urolift®) permanenti applicati con un ago che fuoriesce dal dispositivo di rilascio. Di norma è necessario posizionare 4 impianti. La procedura viene condotta in anestesia locoregionale, non richiede ricovero e mantenimento in sede del catetere vescicale. In base alle evidenze scientifiche produce miglioramento della dinamica minzionale, seppure in grado minore rispetto alla TURP. Tra i vantaggi il ridotto rischio di complicanze, il mantenimento della funzione ejaculatoria, un rapido miglioramento della dinamica minzionale. L’ esaurimento dell’ efficacia del trattamento non ne preclude altri successivi (seconda PUL, TURP, Laser). Tra i limiti: una marcata volumetria ghiandolare e la presenza di lobo medio costituiscono controindicazione alla procedura.